Il poeta e la sua Livorno

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AMASI,  poeta della sua Livorno
Si è conclusa  ieri la grande kermesse che ha animato il quartiere Venezia dal  2 agosto al 6.
Nella biblioteca del Museo della città è stato celebrato il regista Damiani che ci ha deliziato con un collage dei suoi film o docufilm girati a Livorno.
Già in passato, è stato definito cantore della sua città, ma io voglio usare il termine proprio nell’accezione di poeta perché non ci siano fraintendimenti. Amasi è senza ombra di dubbio tale, perché a guidarlo nelle sue scelte tematiche e stilistiche è la sua anima bella. Come Re Mida, ogni angolo più recondito, ogni piazza della nostra città, ogni vecchio lampione diventa un gioiello, oro che luccica e che fa da calamita per i nostri occhi.
Ho avuto il privilegio di poter visionare con calma tutti i suoi documentari, da Jesus (che verrà proiettato alla fine di settembre alla Goldonetta), a quello dedicato a Caravaggio, al nostro figlio sfortunato Modigliani, al grande Giorgio Caproni, insomma tutti. Sono pura poesia, di altissimo livello.
Le sue voci narranti ( solo per citarne alcune: Manola Bichisecchi, Stefano Toscano, Riccardo Monzani, Giorgio Notari) sono tutti suoi alter-ego e nel loro dire stillano sentimento e linguaggio  del cuore. Tutto è Armonia, profondità nella Leggerezza e la Bellezza regna incontrastata su tutto: nella fotografia, nel gioco della luce, nella musica (stupendi i brani di Stefano Torossi) e ovviamente nella Parola.
Dobbiamo dire grazie al nostro Maestro che da una vita ci fa tutti questi regali.
Vorrei però scendere un po’ più in profondità e riferire una mia osservazione: la parola più ricorrente nel film inedito col quale Damiani si è presentato al numeroso pubblico presente è, mi sembra, solitudine, ma non si tratta certo di riottosità, di introversione, è, caso mai, la riservatezza degli animi eccelsi, è il cantuccio degli artisti, la grotta, il pensatoio di chi osserva, di chi ha “occhi che guardano sapendo guardare” dice Amasi a proposito di Leonardo da Vinci. Tra tutti quelli celebrati da Damiani, “un uomo così Grande nato infelice”, tra tutti, dicevo, Leonardo mi è parso il più solo, perché non è stato “accettato” dalla madre, infatti durante tutto il corso della sua vita “non ama essere amato perché non ne ha l’abitudine”, un’esclusione dalla nascita dunque, una ferita da sempre nella “sua anima martoriata”.
Amasi, così innamorato della vita, alla fine però compie il miracolo, riesce a contagiare anche Leonardo ma, una volta conclusa l’intervista immaginaria, (“perché non è vero che non si può parlare con chi non c’è più, basta avere rispetto”) anche lui rimarrà solo, come se avesse perso un amico, frequentato da sempre. Ma non del tutto, ci dice, c’è “il mare che sembra consolarmi. E’ bello parlare con la natura, non si commettono errori.”

Ecco cosa dice il regista della vita, ve lo leggo io che sono stata Stuarda,
uno dei personaggi di “Quando il solo muore”, il suo ultimo film.

 

Qui c’è un piccolo ricordo della serata in cui il film è stato presentato:

Sentiremo ancora parlare di Damiani e sarà a proposito di Emozioni, il suo film in lavorazione che verrà presentato ai 4 Mori il 30 settembre, ma questa è un’altra storia.
Intanto potete andare al link che parla della sua ultima fatica.
https://parolegiocattolo.it/quando-il-sole-muore/