Aria Nuova
Aveva attraversato la città, più e più volte, ne aveva perlustrato ogni angolo, anche il più nascosto. Ormai conosceva a memoria tutte le agenzie immobiliari. Aveva raccolto e schedato gli annunci sui giornali, aveva trascorso le nottate facendo ricerche sul web. Si era annotata, puntigliosamente, ciascun numero utile riportato sui cartelli che trovava per strada o nei bar.
Questo incubo era andato avanti per mesi; ormai, in modo forsennato, non pensava ad altro. Avrebbe lasciato la sua casa al più presto, quello che era stato il suo nido d’amore si era trasformato in una gabbia, e neanche dorata, ma doveva uscirci viva, anche se il ” suo” lui, chissà fino a che punto sedicente, se n’era andato da un po’. In fondo, per troppo tempo si era sentita un‘ospite e nemmeno troppo di riguardo. Era difficile contare i secchi d’acqua calda con cui aveva lavato le pareti ricoperte dalla carta da parati, misurare la fatica necessaria per portar via le macerie e far nascere il bagno che non c’era o ricordare le volte che aveva messo a bollire il recipiente per il tè sulla stufa a kerosene, unica fonte di calore della casa.
Eppure, doveva tagliare quel cordone, reciderlo senza pietà. I progetti, i ricordi, i sogni sarebbero rimasti lì e forse col tempo – lo sperava tanto – si sarebbero sbiaditi anche nella sua testa. Doveva ricominciare da capo, cambiare prima di tutto città, amici, vita, poi forse si sarebbe ritrovata.
Non si sarebbe certo chiusa in un’altra casa, il nuovo status di donna libera, le avrebbe permesso di viaggiare, di incontrare gente, di coltivare nuovi interessi, le avrebbe consentito di respirare.
Aria nuova, questo era ciò di cui aveva più bisogno, ne aveva bisogno come…l’aria.
Anna, trentasei anni, più della metà spesi in una relazione difficile e insoddisfacente con un ragazzo narcisista, incapace di crescere.
Laureata col massimo dei voti in Lettere, indirizzo linguistico, aveva puntato tutto sull’indipendenza economica, non voleva essere di peso a nessuno e, fin dai tempi dell’università, faceva la traduttrice. Nel tempo libero dava ripetizioni in attesa di un posto nella scuola e nei ritagli curava anche una collana di poesia di una piccola casa editrice. Tutto questo era appena finito.
(Ad Anna ho prestato la mia casa, la mia voce, il mio gatto, non certo la mia età e tutto il mio passato. Di lei non concepisco alcune scelte, non invidio le traversie, solo il coraggio con il quale ha animato la sua rinascita.) Se mai riuscirò a portare avanti questo progetto di scrittura, queste sono le premesse.
Adesso potete ascoltarmi