Ultimamente mi sono occupata di questo argomento, perché dovevo presentare ai ragazzi di un liceo della mia città, un racconto di Calvino intitolato L’altra Euridice, inserito nell’ultima edizione de Le Cosmicomiche. Allora ho rivisto quel che di bello era stato scritto sul mito di Orfeo e la sua catabasi e sul rapimento di Persefone da parte di Plutone, protagonista della rivisitazione del mito da parte di Calvino, così mi sono imbattuta in una poesia di Louise Gluck, recentemente scomparsa, premio Nobel per la letteratura nel 2020, dal titolo: Un mito di accudimento.
Vi metto il testo.
"Averno" (2006)
UN MITO DI ACCUDIMENTO
Quando Ade decise che amava questa ragazza
costruì per lei un duplicato della terra,
tutto identico, fino ai prati,
ma con in più un letto.
Tutto identico, anche la luce del sole,
perché sarebbe dura per una ragazza giovane
passare così di colpo dalla luce alla tenebra completa.
Un po’ per volta, pensò, avrebbe introdotto la notte,
prima in forma di ombra tremula di foglie.
Poi la luna, poi le stelle. Poi niente luna, né stelle.
Persefone lentamente si sarebbe abituata.
Alla fine, pensò, l’avrebbe trovato rassicurante.
Una replica della terra
tranne che lì c’era amore.
Non vogliono tutti l’amore?
Aspettò molti anni,
costruendo un mondo, guardando
Persefone nei prati.
Persefone annusava, assaggiava.
Se hai un appetito, pensava,
li hai tutti.
Non vogliono tutti sentire nella notte
il corpo amato, bussola, stella polare,
sentire il respiro quieto che dice
“Sono viva” e significa anche
tu sei vivo, perché mi ascolti,
sei qui con me. E quando una si gira,
si gira anche l’altro…
Questo sentiva, il signore delle tenebre,
mentre guardava il mondo che aveva
costruito per Persefone. Non gli passò mai per la mente
che qui non c’era più olfatto,
e di certo nemmeno cibo.
Colpa? Terrore? Paura dell’amore?
Queste cose non poteva immaginarle;
nessun amante le immagina mai.
Sogna, fantastica come chiamare questo posto.
Prima pensa: “Il nuovo Inferno”. Poi: “Il Giardino”.
Alla fine, decide di chiamarlo
“L’adolescenza di Persefone”.
Una luce morbida si leva sul prato ben spianato,
dietro il letto. La prende tra le braccia.
Vorrebbe dire “Ti amo, nulla può farti male”
ma pensa
che è una bugia, perciò alla fine dice
“Sei morta, nulla può farti male”
che gli pare
un inizio più promettente, più vero.
Ci ho trovato tanta tenerezza e questa nuovo volto di Plutone mi ha davvero affascinata. Anche ne L’ altra Euridice di Calvino è così, Plutone da persecutore diviene una vittima, vittima del desiderio di volare della farfalla Euridice e Orfeo è il carnefice che gliel’ha portata via. Un mito ribaltato con tanta maestria e capacità inventiva.
Ma ne riparleremo, prossimamente.