“ Vivace, un po’ capriccioso ma joli comme un coeur” queste le parole di Eugenia Garsin, madre di Modigliani per descrivere il figlioletto a due anni.
Eugenia è stata una madre speciale, di ampie vedute, colta e raffinata. Una madre che ha saputo regalare al figlio, malato da sempre, il bene più prezioso: la libertà.
Io ho avuto l’onore di impersonarla al Teatro Goldoni nello spettacolo di Riccardo Pagni intitolato Modì, come petali di rosa nel maggio del 2019.
Con umiltà, le presto di nuovo la mia voce per leggere la poesia inedita di Ketty D’echabur, da sempre innamorata del nostro illustre concittadino. La riporto qui:
Eugenia
Quando è nato sopra un letto d’argento,
lo cullasti tra piatti e cucchiaini.
La bianca ciotola di perla
versò il latte sui rami verdi
piantati sulla strada ruvida
rivestendo la pelle di velluto.
Salpò dalla riva
trasportando bei sogni nella luce,
trasportando nel cuore il mare verde
che aveva dentro come sabbia o luna.
Scese alla ville lumiere con tanti occhi:
incontrò lunghi rami accesi
incontrò cavalli assonnati
incontrò mantelli volanti.
Incontrò donne, tante donne!
Ma…
La nebbia sprofondò nel buio,
ferma, pallida, dolorante
aggrappata alle nuvole che
versarono gocce di salsedine…
Quando a te prese fuoco il cuore
e sulla porta chiusa si spezzò
l’ultimo grido, calpestando la cenere
di un fazzoletto rosso.
Racconta la nascita di Amedeo e il pignoramento della famiglia (Eugenia riuscì a salvare qualcosa mettendo sul suo letto di puerpera qualche oggetto di valore), fa rivivere con parole piene di risonanze poetiche e di sentimento, l’allontanamento di Dedo da Livorno e lo strazio di Eugenia al momento del distacco estremo.
Anche l’autrice è madre e sa bene come può prendere “fuoco il cuore”.
Complimenti, il testo è potente e delicato al tempo stesso.