Lena e Diego

Spread the love

Lena per più di un anno credette di amare Diego. Quando si ammalò pensò che forse non era vero. Lui pure si ammalò e non la cercò più. Lei ricordava i suoi occhi celesti che non lo erano veramente, scuriti dagli anni. Pensava alla strada affollata di un tempo. I negozi stavano per chiudere. La città animata ma solo per poco. Lei si stringe nel cappottino corto, le gambe dalle calze trasparenti. Un fiocco sulle scarpe. Rosso. Ha occhi truccati di viola. La sciarpa pende indifesa. Fa freddo, solleva il bavero, tiene le braccia intorno al busto nel gesto usuale. Cammina di fretta. Uno slalom leggero, ogni tanto una occhiata alle vetrine che spengono le luci. Lui solo appoggiato al muro del palazzo. La sigaretta accesa, intorno al suo viso la nebbia del fumo che quasi lo copre. Socchiude gli occhi. Morbidi. La guardano adesso. Lei si ferma. I loro sorrisi confusi. Clacson che ogni tanto suonano allarmanti, frenate improvvise. Il cielo nerissimo sopra tutto. I suoi denti di giallo nicotina, il labbro carnoso che si solleva. È umido il sorriso di lui. È pietra turchese lo sguardo che si fa sottile. Lei sta per ballare, o fare un piccolo volo. Gli tende la mano, nel riso che scende giù in gola. Come la nebbia che si stende improvvisa sulla via. Lui butta la sigaretta consumata, schiaccia il filtro con la punta della scarpa, ne segue il movimento. Poi alza gli occhi. Potrebbe essere nelle sue braccia ma non lo è. Potrebbe affondare in quell’azzurro, lei, e rimanervi. Potrebbe odorare il fiato che sa di tabacco, di sera finita, di notte incipiente. Invece cammina e lo lascia. Nella stessa posizione. Nel gesto indifeso. Nel pensiero pesante. Lui non la vede, sommersa dagli altri che vanno, che spingono. Lei porta a casa la pietra degli occhi, la bocca che affonda. Tornerà, ma dopo molti decenni. Nel silenzio degli anni. Nelle parole leggere, che le ridanno vita. Sono insieme e lontani. Ma non sono quelli che furono, tutto è cambiato, Lena adesso sa parlare, non ride, lui neanche. Ma conoscono la bellezza, la stessa bellezza. Diciotto mesi di amore, e anche di sparizioni di lui, improvvise. Con ritorni e sicurezze promesse. Bisognava che lei gli credesse, bisognava sopravvivere così. In un giorno di settembre lui le dice: “basta, non si può”. Lena conosce cosa non si può. Da allora non sa passeggiare, i pomeriggi diventano inutili, ogni sera desidera parlargli. È questa la solitudine, un verbo che deve resistere per sempre. Quel sempre che lui le aveva promesso diversamente e a cui credevano insieme. Si fa buio presto, la voce di Diego che non esiste, Lena pensa che forse non fu nulla, forse bisognava solo credere a qualcosa. E si corica, ammalata. E lo dimentica. Piano.

Letiza Dimartino su La Sicilia 18 giugno, pagina centrale

E io ve lo leggo.

Letizia scrive come un orafo mentre lavora i metalli piu’ preziosi, questo amore finito fa male anche a chi legge tanto è reale, ho rilevato degli accenti buzzatiani, forse qualcuno ricorderà questo brano: CONTRO L’AMORE ” Ora che lui è partito, e non si farà vivo più, scomparso, cancellato via dal quadrante della vita esattamente come se fosse morto, a lei, Irene, non resta che armarsi di tutto il coraggio che una donna può chiedere a Dio…