Cento candeline per Gianni

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Cento anni dalla nascita dal maestro dei maestri Gianni Rodari.

Quanta verità nelle sue Favole minime, eppure quasi nessuno le conosce. Furono pubblicate tra il 1961 e il 1962 su Paese Sera. In questi mini apologhi, Rodari, con la consueta leggerezza, metteva in ridicolo il moralismo stupido, la pedanteria, l’eccessiva razionalità che spesso muovono il mondo. Penso che si potrebbe provare, magari coi ragazzi più grandi a farne scrivere alcune, puntando anche sul nonsense, non gratuito però, sulla battuta intelligente, sicuramente l’attività svilupperebbe la capacità di osservazione e il senso critico. Ve ne riporto alcune, mi sembra un ottimo modo per rendergli omaggio.

  • Un pidocchio, dopo aver passato l’inverno sulla testa di un celeberrimo scienziato, confidava agli amici: – Niente di speciale: proprio un posto come gli altri.

Le teste fine non bisogna lasciarle giudicare ai pidocchi.

  • Pronto?

– Pronto. Chi parla?

– Non saprei. Lei chi è?

– Non ricordo.

– Chiediamo al centralino?

– Ma no, lasci perdere: fingiamo di essere qualcuno. Lo fanno in tanti.

  • Voglio scendere ora, è mio diritto, – strillava il passeggero. Scese dalla nave in alto mare e annegò. Quando ti imbarchi, devi arrivare in porto.
  • Una penna senza inchiostro e una matita senza punta si abbracciavano in lacrime: – Ahinoi, la nostra ultima ora è venuta, la dolce vita è finita. O tragedia.

Un bambino mise altro inchiostro nella penna, rifece la punta alla matita e disse loro: – Vi basta davvero poco per disperarvi –. Ogni tre disperazioni, almeno due sono sciocche.

  • Un foglio di carta si vantava di essere bianco immacolato. E non sarebbe stato meglio per lui e per tutti se un Dante Alighieri lo avesse sporcato d’inchiostro, scrivendoci qualche bella terzina, o una bella ragazza scrivendo una lettera d’amore?

La vita, un pochino, sporca, si sa.

  • È difficile intendersi. Da noi le bugie fanno allungare il naso; nel paese degli elefanti, al contrario, fanno accorciare la proboscide. Cosí succede che noi prendiamo per bugiardi gli elefanti con la proboscide lunga, lunghissima, che invece sono innocenti e schietti come il vino buono, e ci fidiamo di quegli altri, che sono falsi come l’olio d’oliva.
  • Un famoso scienziato inventò la macchina per battere la testa nel muro: se fosse stato un po’ meno famoso, o un po’ meno scienziato, ci sarebbero stati meno feriti all’ospedale.
  • Il professor Y. Z. K. studiò tanto che la testa gli fumava: la gente sospettò un incendio, mise mano alle pompe e lo affogò. Non basta essere utili al prossimo: bisogna anche, e purtroppo, evitare di sembrare pericolosi.
  • Un colonnello si innamorò della sua sciabola al punto che la sposò. La portava a spasso per Toledo, facendole ammirare le vetrine, le comprò una camicia da notte tutta pizzi e se la metteva a letto. La poverina, che amava segretamente un rasoio di sicurezza, arrugginí di crepacuore.
  • Un tizio salí in cima al Colosseo e gridò: – Mi butto?

– Non è regolare, – gli fecero osservare i passanti. – Lei doveva metterci il punto esclamativo, non il punto interrogativo. Torni a casa e studi la grammatica.

Qualche volta un errore di grammatica può salvare una vita