Ospedale, letto, pillole

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Le voci d’ospedale

sento il ritmo della cicala

nel grido della donna

oltre la cornetta

le nostre parole

il riso e la pena

stai immobile

leggi Pascal

con vertebre

che ci uniscono

il corpo

i giorni tuoi e miei

domenica di ottobre

città lontane, un sole

tiepido qui. Dimmi

se avremo altri giorni fermi.

Inghiotto una pillola

la tua sul comodino

e stiamo. Stiamo

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Avevi un nome. Un maglione.

Ti avevo stretto le mani

era spesso giorno

e spesso notte

fra medicine e lenzuola

tacere era difficile

poi, senza sguardo,

nel vuoto di un letto

credevo di scordare

il nome, il maglione.

E me

E ancora una volta Letizia colpisce al cuore e a chi, da sempre, conosce le corsie, il loro odore, le pareti incolore, la stilettata arriva di più.
La mia voce prova a esprimere questo tutto, questo tanto…