La vita ovvero le vite di Letizia Dimartino

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C’è un principio di vuoto
nel passo che non riconosco
una fame di muscoli
la fine di ogni cosa.

Invece stendo il braccio
nel gesto sconosciuto
le dita remote

la luce che si perde sul retro
dei palazzi, i profili neri
lo specchio che taglia
nella lama d’acciaio.

Tutto io tolgo alle labbra
la saliva, il morso, il rosso
del belletto. Tutto.

“Niente io vorrei”. E lo dico
d’un fiato. Con tremore.

 

Sono dove le porte si chiudono
e le finestre hanno vetri impolverati
sopra un cuscino sgualcito
davanti a un libro che sconosco

oggi non trovo neanche il mio cappello
la borsa dei rossetti
il labbro in ghigno di guerra
e i cassetti serrati

Avevo un amore un tempo
senza trasparenza.
Ormai dormo in inverno,
il letto e le sue stagioni.

Fu una vita, questa

Versi molto struggenti, la cifra di Letizia è questa, ma è anche dono la disperazione, è un modo per sentirsi viva, mentre si toglie dalle labbra anche “il rosso del belletto”.
E io li leggo.