Il linguaggio degli occhi

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Gli occhi parlano silenti
Dicono
Si svelano e svelano
Nella loro forma
Nel loro colore
Nella direzione che danno
Nel loro sbattito fremente e dolce
Nel sostenere le ciglia intrepide folte arcuate
Nel loro intuito animico
Nel loro puntare il PUNTO
Nel loro sguardo leggero e profondo
C’è la storia
C’è il racconto
Ci sono io
di una vita fa
di una vita di ora
di una vita che verrà
Ci sono io
Di una fine
Di una morte
Trapanata da stille vitali
Dolorose
Gioiose
Solleticanti
Gli occhi parlano silenti
E se in questo silenzio di sguardo
che è tutto mio perché mi appartiene
da mia madre
Tu non riesci a entrare
Perché non vuoi
Perché non puoi
Perché non puoi andare oltre te stesso
Allora mai più mi troverai
Perché io sono quello sguardo silente
Fermo nello sbattito d’ali di una farfalla variopinta
Occh’IO Di me

C’è chi dice che si sta abusando del termine potente nelle recensioni, eppure non mi viene in mente niente di più vero per la poesia di Valentina Rosanna Lo Bello (tratta da ROSSETTO SBAVATO, https://www.unilibro.it/libro/lo-bello-rosanna-valentina/rossetto-sbavato/9788882503093 ), questo testo è una lama spietata che affonda in questa rêverie, un ricordo scolpito, così presente negli occhi (e quelli della poetessa sono ojos embrujadores), come se il tempo nulla avesse potuto alterare. Non c’è bisogno di parlare per chi ha occhi così: io sono quello sguardo silente, è il ricordo a dire di sè e gli occhi ne sono i messaggeri, sempre eloquenti e leali. Senza speranza è invece quel TU che “non può andare oltre” sé stesso. Ma forse non ha lo stesso sguardo…

 

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