Messaggio d’auguri per Pinocchio
“C’era una volta….
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
— No, ragazzi, avete sbagliato”
C’era una volta … un artista toscano innamorato perso di Pinocchio, non è una gran novità, direte ancora voi, e invece sì, e cercheremo di scoprire il perché.
“ L’innamoramento di Marcello Scarselli nasce fin da bambino, quando sua madre gli regalò il suo primo libro” afferma Filippo Lotti, e fin qui tutto normale, infatti nel 2016, Scarselli fa una pubblica dichiarazione d’amore al protagonista del libro più tradotto, dopo la Bibbia e il Corano, attraverso una scultura intitolata “Il gioco del cerchio”
E’ un’opera in acciaio corten, che consiste, come vedete, solo di una linea e di un cerchio e celebra così l’essenzialità della geometria (il rettilineo e il curvilineo che da sempre si incontrano nel mondo).
In generale, hanno detto di lui:” Maestro dell’espressionismo informale” Pier Francesco Bernacchi, presidente della Fondazione Collodi,“il suo è un astrattismo gentile ed efficace”, ancora Lotti, per me l’arte di Marcello è essenziale però mai minimalista, e strada facendo, cercherò di dire la mia. Fondamentale è sicuramente “la dimensione del gioco”, come ha opportunamente sottolineato Riccardo Ferrucci, e nell’interpretare e re-interpretare Pinocchio, Marcello Scarselli si è sicuramente divertito.
C’è da dire intanto che questo Pinocchio non è di legno, è piuttosto un ingranaggio vuoto, un insieme di congegni perfetti, quasi un automa programmato per le scorribande, per conoscere il mondo, ma anche per la fuga, per scappare da che cosa? Questo lo sapete tutti: le convenzioni, gli obblighi, i doveri, e chi non avrebbe voglia di andargli dietro. Anche Marcello lo segue col suo pennello birichino e i suoi colori fantasmagorici. Uno tra tutti, quel blu cobalto assolutamente unico che mi ricorda il cielo dell’Andalusia. Come si sa, l’azzurro è il colore di tutto ciò che è fatato e nella sua arte di magia ce n’è proprio tanta.
Dunque, il Pinocchio di Marcello è senza peso, è l’emblema della leggiadria e come direbbe Calvino nella prima Lezione americana ha tre caratteristiche salienti: 1) è leggerissimo: “son leggero come una foglia” dirà al Colombo che lo riporterà da Geppetto 2) è in movimento 3) è un vettore d’informazione. Qual è allora il suo segno caratterizzante? E’ un Burattino senza fili come quello dell’album di Edoardo Bennato – dovete sapere che lo Scarselli ha come grande fonte di ispirazione la musica e spesso dipinge proprio ascoltando canzoni-.
Ma una volta diventato uomo, i fili necessariamente torneranno, a volte diventeranno cordoni, a volte, addirittura, catene. Bennato esprime bene questo concetto con la canzone E’ stata tua la colpa . “Adesso i fili ce l’hai “, peggio per te! Verrebbe quasi da dire.
Ho chiesto all’artista come vede il finale del capolavoro di Lorenzini.
Gli conviene diventare ragazzino? E poi che fine fanno i sogni se siamo irretiti dalle catene? Pinocchio sogna spesso, ad esempio, dopo l’incontro col Gatto e la Volpe si sogna l’albero carico di zecchini, e Marcello non si lascia scappare l’occasione di dar vita al sogno di Pinocchio, lo vediamo nel mural del Nido La Mongolfiera a Pontedera:
Risposta dell’artista: “Lui rimane quel che è, essenzialmente un sognatore”.
Un’ altra domanda: “Maestro, ma se Pinocchio è il simbolo della leggerezza, la fata dai capelli turchini non è il suo esatto contrario? Guardatela un po’”
“L’ho voluta in versione orientaleggiante, in posa ieratica,” aggiungo io < i capelli danno quasi l’idea di un sarcofago>. Calvino, che a proposito di leggerezza la sa lunga, ha ben inquadrato in altra sede questo “fantastico nero” citando il capitolo 15°, andatevi a rileggere questo momento dall’impronta quasi macabra.
Eh già, la fata ha il compito di rimettere in riga Pinocchio, e se lui sgarra, lo punisce, insomma, insieme al grillo parlante è il suo Super Io. Allora è stato bravo Scarselli, spesso un “carattere” lo si inquadra bene se lo si raffronta col suo contraltare. Ecco che i boccoli della Lollobrigida scompaiono e abbiamo una fata in versione Nefertiti, ma se l’arte non è pensiero divergente, che arte è?
Sto guardano le 140 tessere con cui il maestro celebra gli anni di Pinocchio.
Quanti mezzi di trasporto lo aiutano nella sua perlustrazione (Pinocchio non sta mai fermo e si sposta agevolmente in terra, in mare e persino in cielo).
Scarselli aggiunge la bici e la vespa, insomma anche mezzi di locomozione moderni, così Pinocchio può conoscere il mondo, attraversarne la complessità, ma nell’immaginario di Scarselli rimarrà sempre un burattino e gradualmente comincerà a tenersi a debita distanza, trovando la sua centratura.
Alla fine, forse lui è il Saggio e noi i veri burattini.
Buon compleanno Pinocchio, non cambiare mai.