L’Invisibile Romantico

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L’ Invisibile Romantico non è una semplice trattazione biografica di Amasi Damiani”, così afferma Riccardo Pagni sceneggiatore e regista nella brochure del suo spettacolo rappresentato il 10 giugno ai Quattro Mori di Livorno. Spesso partendo da cosa un’opera non è, si riesce a definire meglio che cosa questo lavoro artistico vuol essere, specialmente quando, come in questo caso, si tratta di qualcosa di complesso.
L’arte solitamente parte da una situazione di straniamento, deve suscitare stupore e il teatro non può e non deve avere solo un intento documentaristico.
Ecco che allora ci vuole un’idea originale e, in questo caso, ci troviamo di fronte alla cineteca magica, della quale è responsabile Il Vecchio (un personaggio di un altro lavoro teatrale di Pagni: La volta che la notte non venne, non dimentichiamoci che L’Invisibile Romantico è anche la celebrazione dei venti anni dell’associazione MusiCanto).
Tutto è avvolto nel mistero, “la fantasia si mischia con la realtà della vita del regista”, scrive ancora Pagni, infatti tutto ciò che si dice nel copione è rigorosamente tratto dalla biografia della nostra gloria livornese. Poi bisognava trovare il motore dell’azione, una figura illustre del panorama cinematografico e la scelta è caduta su un personaggio misterioso che, solo alla fine, si rivela essere Roberto Rossellini; anche lui, in armonia con gli altri, all’inizio è invisibile, ma è il prezioso ispiratore di un sogno: quello di girare un film sulla vita di Amasi Damiani.
Riccardo Pagni ci ha abituati a vederlo giocare con l’artificio del “ teatro nel teatro” ed è indubbio che ci sa giocare molto bene. Anche in questo caso, il suo copione è metateatrale, ma questa volta anche metacinematografico, si girerà un film (solo immaginario) che ha il merito di fotografare, senza infingimenti, il mondo spietato e senza scrupoli della cinematografia.
Dal punto di vista letterario, quindi scendendo nella materia viva della sceneggiatura, vorrei segnalare i monologhi dei Magnifici Tre, gli amici di Amasi che solo alla fine avranno un volto e l’uso delle metafore, una fra tutte, quella della barca, una “minuscola barca in mare aperto, a volte in balia delle onde più terribili, ma poi sospinta da una brezza leggera che si muove su acque calme e serene”. Questa è stata la vita di Amasi, secondo la visione di Giulia Anna ovvero Giulietta Masina. Quanta poesia scaturisce dalle parole di chi lo ha conosciuto bene, quella poesia che in una realtà qual è la nostra, oggi manca sempre di più.
Leggerezza e rigore dunque nel descrivere il mondo del cinema, una formula molto equilibrata accompagnata da una sapiente nozione di ciò che uno spettacolo deve essere: luci, suoni, azione combinata a riflessione, buio e tanto colore, per di più fosforescente come quello delle scatole dalle quali rinascono a nuova vita tutti i personaggi dei vecchi copioni di Pagni.
Per non parlare della scelta sapiente dei pezzi musicali (e qui il Pagni gioca in casa), vere e proprie gemme, in una ricostruzione che va dal Trio Lescano, al Quartetto Cetra a Simon & Garfunkel per concludere con una struggente: Unchained Melody che credo abbia fatto sognare tutto il pubblico.
E di sogni si è trattato in tutti e due gli atti (credo sia questo il tema centrale), quindi se il bibliotecario è il custode della cineteca infinita che contiene i sogni che diventano film, Riccardo Pagni è un vero inventore di sogni per tutti noi, attori e spettatori e Amasi Damiani un fulgido esempio di come sia necessario inseguirli a tutti i costi per vivere bene e a lungo, bastava vedere con quale energia è salito sul palco a salutare La Compagnia dello Spettacolo, presentando un guest superspecial: il Presidente dell’Archivio Storico del Cinema Italiano.
Lo spettacolo, alla fine, ci ha insegnato anche la perseveranza: vivere per i propri sogni dovrebbe essere un imperativo categorico, qualcuno l’ha detto, mi pare sia il nostro concittadino Amedeo Modigliani, è così vero Maestro Pagni? E noi, tutti quanti: attori, costumisti, tecnici, assistenti, scenografi, collaboratori, truccatori ecc. abbiamo dato forma al tuo che è diventato anche il nostro, rivivendo nel contempo quello di Amasi, un Romantico Sognatore che ha avuto un’esistenza piena, ricca in cui arte e vita si sono costantemente armonizzate, d’altronde si sa: “L’arte imita la vita e la vita imita l’arte”, ma per far questo non bisogna mai smettere di sognare, dunque: “schiena dritta, sguardo fiero”.