Stamani si è spento Luigi Blasucci, il mio amato professore di università e con lui una parte della mia gioventù. Ci eravamo persi un po’ di vista, ma quando ho avuto la fortuna di pubblicare libri legati all’enigmistica non ho mancato di avvertirlo e di fargli avere una copia, lui era un cultore della parola e prima di addormentarsi, faceva la Settimana Enigmistica.
L’ho visto, contento come un bimbo, tre anni fa al Pisa Book Festival in occasione della presentazione del libro che avevo scritto per i 100 anni di mio padre. Si fermò con le mie ex alunne che erano venute a salutarmi, le “interrogò” ( voleva sapere se mi avevano gradito come insegnante), si parlò di poesia e mi ringraziò per il bel pomeriggio trascorso tra cultura ed enigmistica. L’ho rivisto anche nella sua Scuola Normale (era stato alunno e poi Professore) in compagnia del “suo” Leopardi: lucidissimo, brillante, appassionato come sempre, nonostante l’età e la giornata afosa. Ci scrivevamo, una volta gli raccontai di come avevo vissuto il giorno della mia laurea, si dichiarò felice di aver avuto una allieva come me, lui il mio Professore, quello che mi aveva insegnato tutto, che mi aveva incantato con le sue lezioni su Montale, Machiavelli, Leopardi, lui era felice… Si complimentò per come mi aveva visto muovere con disinvoltura sul palco (aveva clikkato qualche mia esibizione canora su Youtube) e mi disse che mi ricordava timida e un po’ impacciata, gli risposi che la musica fa miracoli. Conservo ancora le sue lezioni, ho fatto tesoro del suo metodo di analisi e del suo insegnamento superlativo.
Spero sia insieme a babbo Aldo in mezzo a vocabolari e pile di annate del “settimanale che non teme imitazioni” a controllare gli endecasillabi. Forse riprenderà anche gli studi danteschi…
C’era già, ma adesso ha un posto fisso nel mio cuore.