C’era un vecchio signore con barba, A
che diceva: Così non mi garba!… A
Quattro gazze e un tacchino, B
due gufi e un pulcino, B
hanno messo su nido qui in barba! A
Questo è un limerick, voce irlandese, dal nome di una città sulla costa occidentale dell’isola, che pare avesse ispirato una filastrocca, il cui ritornello suonava appunto: ”Vuoi venire a Limerick?”. Lo schema metrico più usato per costruirlo è AABBA. Queste sono le istruzioni per costruire un limerick: il primo verso contiene l’indicazione del protagonista, nel secondo è indicata la sua qualità, nel terzo e nel quarto si assiste alla realizzazione del predicato, il quinto è riservato all’ apparizione dell’epiteto finale, opportunamente stravagante.
Grandi maestri di questa forma sono stati Edward Lear e Gianni Rodari. E. Lear, l’inventore del limerick, penultimo di ventuno fratelli, nato a Londra nel 1812, si divertì anche ad illustrarli, figurati che era il maestro di disegno nientemeno che della regina Vittoria. Scrisse “A book of nonsense”, “ “Nonsense songs” “More Nonsense” come vedi questo termine indicava queste poesiole strambe che tuttora i ragazzini inglesi conoscono a memoria. Spesso li ambientava nelle città italiane, amava moltissimo il nostro paese, infatti muore a Sanremo nel 1888. Vediamo subito un altro esempio dello stesso autore:
Una bella fanciulla di Lucca/
Non ha più morosi e si stucca/
Sale allora su un ramo/ e proclama: Vi amo!”
Con pavor dei signori di Lucca.
E. LEAR
Che cosa è dunque il limerick, è una vacanza dalla ragione nel mondo dei sensi, in un mondo alla rovescia, ancora più pazzo del nostro, in cui sono gli accostamenti bizzarri, del tipo di quelli che Gianni Rodari definisce “binomio fantastico”, a suscitare l’arte. Infatti proprio Rodari si è divertito spesso a farli comporre ai suoi ragazzi spiegando loro le contrainte: 1-2 verso e ultimo più lunghi (novenari), 3-4 più brevi (quinari) a rima baciata. Per l’ideazione, ripeto, bisogna prevedere un’azione per presentare il personaggio, che può essere indicata, spesso, da una voce verbale, nella chiusa si userà un epiteto strampalato o almeno inusuale. Questi sono due limerick di Lear disegnati da Munari; allora chi ha voglia di cimentarsi? Provateci almeno…